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Jun
24
2013
Fotografia di food
Posted by Federico Pari on 24 Jun 2013 / 0 Comment


Fotografia di food.

Pubblico una prefazione che un caro amico mi ha chiesto di scrivere tempo fa a corredo della pubblicazione di un ebook, Diamo del Tu ai Fornelli, libro che raccoglie un bel numero di ricette provenienti da tanti validi food blogger. Si tratta di una breve riflessione sulla cucina e sulla fotografia di food

 

Fotografia di food e cucina: un parallelo o un incontro ?

 

Libro di ricette senza foto o libro di foto senza ricette ? Meglio un connubio delle due arti.

Nelle poche righe di questa prefazione sarebbe possibile riassumere velocemente sia le principali tecniche per ottenere un buono scatto di food, sia l’attrezzatura necessaria per farlo, tuttavia si rischierebbe di fare un torto al lettore, illudendolo di avere a portata di mano una ricetta semplice per un piatto difficile. La fotografia di food è uno dei generi più complessi di questa magnifica arte, richiedendo, di norma, una grande esperienza in tecniche di illuminazione, una attrezzatura adeguata e una cura maniacale per i dettagli. Il lettore attento non avrà difficoltà alcuna a sostituire la figura di un buon fotografo con quella di un buono chef, che dovrà possedere tecnica, attrezzatura e cura per i dettagli.

Come per la cucina, dunque, ogni grande chef suggerirebbe di approfondire la conoscenza degli ingredienti che utilizza, la loro cottura e le loro interazioni reciproche (cioè la tecnica), anche per la fotografia è altamente consigliabile imparare la tecnica di base; facendo proprio il funzionamento di una fotocamera, il modo corretto di esporre un fotogramma e i tantissimi aspetti che riguardano la luce, si eviteranno facilmente pericolosi vicoli ciechi e soprattutto si potrà sollevare da ogni responsabilità la propria attrezzatura, troppo spesso ingiustamente colpevolizzata per dei risultati insoddisfacenti. Di risorse adatte per imparare la tecnica fotografica, almeno quella di base, sufficiente però a coprire un largo numero di situazioni, ne è pieno il web (tutorial, forum e gruppi di discussione) e ne sono piene le librerie, tuttavia, se il modo di catturare la luce con la nostra fotocamera è ciò che si riesce ad imparare, quello di controllare la luce è, paradossalmente, uno degli aspetti più trascurati del processo fotografico; il risultato, forse scontato, è l’insoddisfazione per ciò che si è realizzato e una sorta di smarrimento alla ricerca di quello che non ha funzionato, ricerca che spesso finisce inesorabilmente in malo modo. E’ bene rendersi conto il prima possibile che, in fotografia, saper “giocare” con la luce è perfettamente equivalente a sapere cuocere gli ingredienti, e nessuno con del sale in zucca approccerebbe i fornelli senza saperlo fare; così come è la cottura a fare uscire fuori il sapore dall’ingrediente, e’ la luce che fa uscire fuori il sapore di una fotografia.

Una delle poche regole che possiamo fare nostre è: non ci sarà mai una buona fotografia senza una adeguata luce.

Dell’attrezzatura e della sua importanza se ne sentono tante, a cominciare da quella che solitamente recita “una buona attrezzatura non fa un buon fotografo”; accade più volte di quanto si pensi, però, che questa giusta affermazione venga completamente distorta e rielaborata in qualcosa che suona come “un buon fotografo sopperisce alla scarsa attrezzatura”. Magicamente il vero è diventato falso e il fotografo si è trasformato in una sorta di superman, in grado di realizzare la famosa foto del grande Steve McCurry anche con un foro stenopeico; a questo punto ci si chieda: si è mai visto un grande chef con un pessimo coltello ? Certi risultati, in fotografia come in cucina, non si possono ottenere senza l’adeguata attrezzatura, soprattutto negli scatti di food, categoria particolare della classe più generica, cosidetta, “Still Life”, ecco perché, tramite la tecnica e la propria esperienza, è fondamentale capire bene cosa si può fare e cosa non si può fare con quello che si ha a disposizione, ed anche sapere cosa ci si deve procurare per farlo. Raramente esistono scorciatoie.

A questo proposito non esiste miglior allenamento della prova sul campo: una fotografia realizzata, anche se mal riuscita, è sempre il miglior metro di misura dei propri progressi; anche per questo sono a disposizione numerose risorse, soprattutto online (ma ancora qualche fotoclub resiste…), che permettono di sottoporre le proprie fotografie al giudizio di persone competenti, quindi non si esiti a mostrare i propri lavori e si scoprirà una verità scomoda ma utile: una buona critica costruttiva vale ben più di cento false gratifiche.

Alla fine di questa chiacchierata si giunge alla fusione dei traguardi dell’arte culinaria e di quella fotografica; i due mondi si sono incontrati, presi per mano e presentati al lettore: è la fase dell’impiattamento e della vera e propria realizzazione della fotografia. Ma qui il fotografo può e deve dare di più dello chef, perché se è vero che una accurata presentazione della pietanza è fondamentale, nella sua fotografia possono diventare co-protagonisti gli ingredienti con cui questa è stata realizzata; nel fotogramma non è raro, infatti, che questi si trovino attorno al piatto, per una scenografia che sintetizza ciò che è stato utilizzato per la sua creazione. Quale migliore complemento per una fotografia di food che debba comparire in un libro di ricette?

Si sa, le parole sono un po’ ruffiane e regalano la sensazione che tutto sia semplice, quando in realtà non lo è, per cui è tassativo non abbattersi ai primi insuccessi fotografici; seguire i consigli, provare, sbagliare, riprovare, sperimentare e cercare nuovi stimoli per le proprie creazioni sarà l’approccio giusto sia per le fotografie sia per le intriganti ricette di questo libro.

 




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